Negli ultimi anni abbiamo potuto assistere ad una crescente diffusione di caldaie a pellet e stufe a pellet portando ad una crescente richiesta di pellet come combustibile.
Questa situazione ha portato ad una moltiplicazione di produttori più o meno improvvisati e più o meno seri che ne hanno immesso sul mercato di moltissimi tipi di qualità molto differente…
Innanzi tutto occorre capire quale sia l’utilizzo primario che ne vogliamo fare poichè la qualità di pellet che richiesta per una caldaia può essere più bassa rispetto a quella richiesta da una stufa. Di base l’etichetta sulla confezione (dando per scontato che non sia contraffatta!) dovrebbe iniziare a fornirci le informazioni in grado di aiutarci a scegliere nel modo corretto:
- Tipo di legna di origine del pellet
- Nazione di provenienza del pellet
- Anno di produzione del pellet
- Dimensione del pellet
- Potere calorifico del pellet
- Residui di cenere e altre sostanze
- Percentuale di umidità presente
Solitamente i migliori migliori legni per produrre pellet sono il faggio e l’abete. Il colore del pellet è variabile e non ne indica la qualità mentre invece se notiamo una presenza eccessiva di polvere all’interno del sacco, possiamo considerarlo come indice di bassa qualità del pellet poichè una scarsa compattezza e lo sgretolamento del prodotto, che non risulta ben compresso, porterà ad una combustione molto più rapida.
Un altro indicatore importante è la percentuale di residuo fisso, che ovviamente a fronte di un valore più basso indica una migliore combustione indicando anche un indice più alto di purezza del prodotto. Questo valore dovrebbe sempre essere inferiore all’1%.
Anche l’umidità rappresenta una dato molto importante in quanto, maggiore è la quantità di “acqua” e minore sarà la resa calorica poichè parte della combustione servirà a farla evaporare (oltre ad una maggior difficoltà di accensione).Un valore di riferimento inferiore al 10% può essere considerato un indicatore di buona qualità.
Dobbiamo poi cercare di evitare il pellet messo in circolazione da imprenditori senza scrupoli che tendono a “macinare e pressare” qualsiasi prodotto contenga legno e col quale possano produrre un pellet (anche se occorre coraggio a chiamarlo con tale nome), poichè prodotti finiti non vendibili o con destinazione discarica, possono contenere inquinanti come cadmio, mercurio, arsenico, piombo, colla, plastica indicando un prodotto non puro e di qualità compromessa. Ovviamente il pellet migliore è quello prodotto con legna vergine e non trattata.
Il potere calorifero indica la resa calorica dello stesso ed un buon pellet dovrebbe avere un valore superiore a 4,6 kWh/kg. Bassi valori potrebbero comunque rendere poco utile un acquisto basato solo sul prezzo perchè ne verrebbe bruciato di più per ottenere lo stesso potere calorico.
In conclusione: diffidate dei prezzi troppo bassi che potrebbero invogliare all’acquisto ma rivelarsi controproducente ai fini della resa calorica inferiore fornita da un pellet di bassa qualità. Ancora più importante è considerare che un cattivo pellet aumenta il rischio di rotture nelle stufe e costringe ad una manutenzione straordinaria della stufa o della caldaia che andrà effettuata da tecnici specializzati con un ovvio aggravio dei costi nonchè il rischio di fermo dell’impianto con tutti i disagi che ciò può provocare nella stagione fredda…
Rivolgersi a seri professionisti del settore che costantemente selezionano i migliori pellet e fornitori, vi aiuterò a massimizzare le prestazioni del vostro impianto risparmiando tempo, soldi e tante arrabbiature…godetevi il confort di un pellet di qualità affidandovi ai consulenti di Punto Pellet…contattateci senza impegno per un preventivo completamente gratuito!